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Il ruolo dell’esercizio fisico nel processo di invecchiamento

L’invecchiamento è un processo graduale e continuo, non ha esordio a un’età specifica, ma col passare del tempo si assiste a una generale riduzione di molte funzioni corporee.


Ognuno di noi possiede due tipi di età: un’età cronologica e un’età biologica


Età cronologica: la più semplice da interpretare, si basa sul passare del tempo e viene calcolata in anni. Per noi ha un’importanza sociale, legale e finanziaria. Tuttavia, l’età cronologica non ha grande valore in termini di salute, se non per dire che con l’aumentare dell’età aumentano le probabilità di sviluppare problemi di salute.


Età biologica: è l’indicatore che stabilisce quanto siano in salute le nostre cellule e il nostro corpo, ci dice quanto effettivamente “funzioniamo bene” e se ci stiamo deteriorando prima del tempo o se al contrario a livello fisico e cerebrale siamo più giovani rispetto a quello che indica la nostra carta d’identità.


Quindi due persone possono avere la stessa età cronologica ma due età biologiche diverse: i tessuti invecchiano in maniera differente da persona a persona e molte ricerche dimostrano che questo dipende da vari fattori, come la genetica, lo stile di vita, l’alimentazione, l’ambiente in cui si vive e molti altri aspetti (Campisi et al, 2019).

PERCHE’ INVECCHIAMO

Una delle più antiche teorie sull’invecchiamento è la “teoria dell’accumulo di danni”, proposta da August Weisman nel 1882, secondo cui all’aumentare dei danni prodotti nelle nostre cellule e organi, il corpo non riesce più a ripararsi completamente portando all’invecchiamento e alle malattie della vecchiaia.


Oggi nuove teorie stanno prendendo piede, se una volta si pensava a una causa univoca oggi è chiaro che i processi chimici e biochimici che portano all’invecchiamento sono molteplici (Weinkove et al, 2017).

Le ultime ricerche sostengono che i motivi principali sono processi cellulari come l’autofagia, un processo fondamentale in giovane età per rimuovere le cellule danneggiate, meccanismo che però rallenta con l’avanzare del tempo e che scompare del tutto in vecchiaia. E ancora, la disfunzione mitocondriale, lo stress ossidativo, processi infiammatori, mutazioni del Dna, una carenza di vitamina D e un eccesso di radicali liberi (ROS), (Campisi et al, 2019).


Ma quale che sia il fattore d’innesco, è certo che il meccanismo che porta all’invecchiamento è l’accorciamento dei telomeri.

I telomeri sono piccole porzioni di Dna, costituiti da un gruppo caratteristico di nucleotidi, i mattoni base del genoma (cioè timina, adenina, guanina e citosina), che si trovano alla fine di ogni cromosoma. La parte terminale del Dna è molto instabile: si degrada chimicamente ed è soggetta a ricombinazioni più frequenti del resto della molecola. I telomeri non contengono informazioni genetiche significative per l'espressione di una certa caratteristica. Sembra invece che abbiano un importante ruolo nel determinare la durata della vita di ciascuna cellula. Infatti, questi si accorciano costantemente ad ogni duplicazione poichè tanti più danni ricevono le nostre cellule, tanto più spesso si devono dividere e così i nostri telomeri si accorciano sempre di più.  Raggiunta una lunghezza minima, la cellula va incontro a una morte programmata. Quando il numero di cellule che muoiono diventa molto elevato l’organismo inizia a invecchiare. Quindi l’invecchiamento è programmato nel nostro Dna e danni di diverso genere lo accelerano.


COME RALLENTARE L’INVECCHIAMENTO

L’esordio del processo di invecchiamento è contraddistinto da alcuni marker biologici precisi, quali: la resistenza all’insulina e quindi una diminuita tolleranza al glucosio, l’aumento della pressione sistolica, la diminuzione della massa e della potenza muscolare, l’aumento della massa grassa, la diminuzione della capacità di termoregolazione oltre al calo delle difese immunitarie. (Costa, 2016)

La velocità con la quale avviene il processo di invecchiamento dipende da tre tipi di fattori: una componente genetica, pre-programmata e insita nelle nostre cellule, fattori esterni, tra cui stile di vita, alimentazione, resistenza allo stress, esercizio fisico, clima etc e fattori psicologici.

Uno dei più potenti fattori esterni su cui possiamo intervenire è proprio l’esercizio fisico.


COSA PUO’ FARE L’ESERCIZIO FISICO

Una regolare attività fisica di moderata intensità comporta notevoli benefici in termini di salute in tutte le fasce di età e incrementa in modo significativo l’aspettativa di vita libera da eventi cardiovascolari sia negli uomini che nelle donne. D’altro canto la sedentarietà contribuisce, insieme ad altri fattori di rischio, allo sviluppo di numerose malattie cronico-degenerative ed in particolare a quelle cardiovascolari, metaboliche ed osteoarticolari (Vitulli et al, 2012).


L’esercizio fisico per portare a determinati benefici, deve però essere svolto regolarmente, per almeno due o tre volte a settimana con un’intensità che va da moderata a vigorosa e programmata da uno specialista del movimento o chinesiologo, basandosi sulla condizione fisica della persona.  

Un programma di esercizio fisico adeguato deve contenere tutti gli elementi necessari atti a migliorare l’efficienza cardio-vascolare, forza e resistenza muscolare, flessibilità ed equilibrio, esercizi per mantenere le abilità funzionali della vita quotidiana e l’efficienza delle funzioni mentali.


L’età avanzata non controindica l’attività fisica, anzi può prevenire le malattie cardiovascolari e la disabilità dell’anziano. In generale, nell’anziano l’esercizio fisico è in grado di migliorare il tono muscolare e la capacità di movimento, di ridurre il rischio di morte improvvisa per infarto o malattie cardiache in generale, ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 fino al 50%, nonché di ridurre l’osteoporosi, e di indurre un aumentato rilascio di mediatori neurormonali quali endorfine e serotonina, che conferiscono una sensazione di benessere generale.

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Quindi l’esercizio fisico non può fermare l’invecchiamento biologico ma può minimizzare gli effetti fisiologici dell’invecchiamento, aumentare l’aspettativa di vita e in particolare di vita attiva, limitare l’insorgenza e la progressione di malattie croniche, condizioni disabilitanti e sindromi relative all’invecchiamento. 


Dott.ssa Sara Antonello - Chinesiologo



BIBLIOGRAFIA

Campisi J, Kapahi P, Lithgow GJ, Melov S, Newman JC, Verdin E. From discoveries in ageing research to therapeutics for healthy ageing. Nature. 2019;571(7764):183–192. doi:10.1038/s41586-019-1365-2

Costa, J. P., Vitorino, R., Silva, G. M., Vogel, C., Duarte, A. C., & Rocha-Santos, T. (2016). A synopsis on aging-Theories, mechanisms and future prospects. Ageing research reviews, 29, 90–112. https://doi.org/10.1016/j.arr.2016.06.005

P. Vitulli, G.D. Femminella, A. Ciccarelli, Francesco Rengo, A. Lombardi et al; Exercise training and aging, 2012: G Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, GERONTOL 2012;60:172-181

Weinkove D, Goljanek-Whysall K. Why do we age? Insights into biology and evolution of ageing. Biogerontology. 2017;18(6):855–857. doi:10.1007/s10522-017-9734-4