Via valsugana 250, San Giorgio in Bosco – PD

  049 5910174

Donna in primo piano: tumore al seno e il ruolo dell’esercizio fisico

Partiamo dalla definizione di tumore o neoplasia, con la quale si indica una massa di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo. (Oncologo, Rupert Allan Willis).

 

I tumori nascono da una cellula, la sua funzione normalmente è quella di riprodursi e  dividersi per sopperire alle varie necessità, ma una compromissione determinata da un’alterazione genetica (mutazione) o da dei fattori esterni o interni, può causare una rottura di questo fragile equilibrio e causare la procreazione di un tumore. Quindi si può parlare di mutazioni ereditate o predisposizione genetica se già presenti alla nascita, e di mutazioni acquisite se determinate da stili di vita poco salutari.

 

Le cellule tumorali a differenza da quelle sane, crescono e si moltiplicano in maniera disordinata, non andando incontro a morte. Formano così una massa di tessuto che tende a crescere di volume, le quali cellule possono staccarsi e migrare attraverso il sistema linfatico e sanguigno, in altre parti del corpo, fenomeno conosciuto come metastasi.

TUMORE AL SENO CHE COSE’

Il seno della donna è costituito da un insieme di ghiandole e tessuto adiposo ed è posto tra la pelle e la parte del torace. È un insieme di strutture ghiandolari, chiamate lobuli, unite tra di loro a formare un lobo (in un seno vi sono tra i 15 e i 20 lobi). Il tumore al seno è dovuto dalla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in maligne. Esse hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e col tempo anche gli organi del corpo.


Il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (29%) è un tumore mammario. In base all’età viene diagnosticato con una frequenza del 41% nella fascia 0-49 anni, il 36% tra i 50- 69 anni, e del 21% in quella anziana superiore ai 70 anni.

Le più comuni modalità di trattamento del cancro sono la chirurgia, le radiazioni e le terapie sistemiche. La chirurgia è praticata in circa il 60% dei pazienti:


· la nodulectomia è l’operazione meno invasiva e prevede l’asportazione di una piccola parte dei tessuti in torno al tumore (e il tumore stesso);

· la quadrantectomia, prevede l’esportazione di un solo quadrante del seno, insieme ad un parte del muscolo pettorale e a un linfonodo sentinella;

·la mastectomia parziale e semplice, si esporta nel primo caso solo una parte del seno comunque superiore alla quadrantectomia e si effettua radioterapia, nel secondo caso si asporta tutta la ghiandola mammaria.

·Mastectomia radicale, l’intervento più invasivo, dove si esportano ghiandola mammaria, linfonodi ascellari e muscolo pettorale (tutto o in parte). Durante o successivamente all’operazione il seno viene ricostruito tramite protesi.


In base alla localizzazione dell’intervento e all’estensione dell’operazione può verificarsi una patologia significativa (complicazioni sulle ferite, infezioni, cicatrici, perdita di funzionalità, riduzione della mobilità, diarrea, dispnea, dolore, insensibilità e formicolii e linfedema linfatico).


FATTORI DI RISCHIO E STILE DI VITA


I fattori di rischio del tumore alla mammella possiamo sintetizzarli come segue: età (con prognosi peggiore fino all’età dei 35 anni, poi l’incidenza aumenta fino alla menopausa), storia famigliare, fattori genetici legati alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, menarca precoce, menopausa tardiva, terapia ormonale sostitutiva.

L’obesità e il sovrappeso sono dei fattori di rischio sia prima che la donna si ammali, sia se la donna è reduce di tumore. Il rischio di morte cresce progressivamente con l’aumento dell’ Indice di Massa Corporea (BMI).




TUMORE AL SENO ED ESERCIZIO FISICO

Il 25% dei casi di cancro sono causati dall’eccesso di peso e dalla sedentarietà. L’attività fisica può diminuire il rischio tumorale perché agendo sulla riduzione del tessuto adiposo si azionano  meccanismi, tra cui la diminuzione degli ormoni sessuali, degli ormoni metabolici, e dell’infiammazione, migliorando la funzione immunitaria.

Le evidenze scientifiche dicono che il tasso di mortalità diminuisce se vengono svolti programmi di attività motoria ad intensità moderata post prognosi. La riduzione del rischio correlata all’attività fisica è stata osservata in tutte le fasi del cancro ed è stato rilevato essere dose-dipendente.


L’esercizio fisico permette di migliorare la forza, la qualità della vita, la fatica, la funzione immunitaria, le concentrazioni di emoglobina, dei potenziali marcatori di recidiva, la composizione corporea, la depressione ei disturbi del sonno; diminuisce l’insulino-resistenza e i livelli di estrogeni. È fondamentale però che la sua programmazione venga fatta da un professionista e sia personalizzata, in quanto, soprattutto per un reduce da cancro bisogna valutare il suo stato di salute, il trattamento pregresso e la presenza di potenziali effetti negativi. Un ‘esercizio di intensità bassa o moderata, potrebbe rappresentare uno stimolo molto intenso per un soggetto reduce da tumore. Infatti uno dei problemi più comuni che vengono riportati negli studi è rappresentato dalla fatica, tantè che negli anni ’80 è stata riconosciuta la cosiddetta Cancer-Related Fatigue (CRF), ovvero una sensazione di debolezza e perdita di energia distinta dalla normale stanchezza dei soggetti sani in quanto non viene alleviata dal riposo e dal sonno.


Le linee guida, ormai largamente condivise, prevedono l’inserimento nel programma di attività fisica di un lavoro, aerobico, di forza e stretching:

· L’allenamento aerobico, svolto per almeno 3 volte alla settimana per 30 minuti, deve essere svolto ad intensità moderata. Esso determina una diminuzione di insulina e di IGF-1, oltre a rappresentare un valido contributo per il miglioramento della prognosi e la qualità della vita.

· L’allenamento di forza, deve essere svolto almeno dalle 2 alle 3 volte alla settimana, determina un incremento della massa muscolare, una diminuzione della percentuale di grasso corporeo, ed un esecuzione costante nel tempo può diminuire il rischio di recidiva e prevenire la perdita ossea.

· Lo stretching, va inserito almeno 2 volte alla settimana per una durata di almeno 30 secondi per esercizio, questo aiuta a migliorare il ROM articolare (l’ampiezza del movimento).

Inseriamo non per ultimo, ma dal mio punto di vista estremamente importante anche un lavoro di mobilità e di respirazione:

· Gli esercizi di mobilizzazione, in special modo sull’articolazione scapolo omerale, se attuati da subito sono vantaggiosi per non aumentare il rischio di sviluppare linfedema e migliorare il pompage a livello di ascella, spalla e braccio. Il lavoro di mobilità associato a quello di forza, oltre a dare beneficio al trattamento del linfedema, rieducheranno la donna a riassumere un atteggiamento posturale corretto.

· Una rieducazione respiratoria toracica e diaframmatica, soprattutto nei casi di mastectomia radicale, dove vi è stata l’asportazione di tutta o in parte del muscolo pettorale, essendo lui stesso un muscolo accessorio deputato all’inspirazione, dovremo andare a ricreare il corretto schema motorio. Si avrà come risultato finale un aumento volumetrico della cavità toracica e una condizione pressoria all’interno dei polmoni che favorirà l’ingresso dell’aria dall’esterno. Il corretto lavoro respiratorio da parte delle due cavità toracica e diaframmatica, permetterà alla donna di, migliorare l’affaticamento, diminuire l’ansia e la depressione, migliorare i disturbi del sonno e i sintomi gastrointestinali.


Concludendo, l’esercizio fisico permette di aumentare la sopravvivenza di chi è reduce da un carcinoma mammario, migliora la sua qualità della vita non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. Il  lavoro dello specialista dell’attività fisica ha un ruolo fondamentale di controllo dell’attività tumorale, ma è altrettanto fondamentale che la persona si appoggi a questa figura e si fidi di lei per migliorare la sua condizione in toto.


Dott.ssa Chiara Dotto - Chinesiologa



BIBLIOGRAFIA

“Allenamento riabilitativo per la salute dopo il tumore al seno”, 2015, A. Aulisi.

“Efficacia di un training aerobico sulla percezione di fatica in donne mastectomizzate”, S. Pistillo, B. Farabollini, F. Grassi, G. Pasqualini, N. Battelli, L. Zepponi, L. Provinciali, M.G. Ceravolo,EUR MED PHYS 2008.

“Il ruolo dell'esercizio fisico nel trattamento in follow up di pazienti oncologici. Review.”, M. Valenti, 2006.

“Sassi e piume”, Rivista di informazione senologica. N1/2014.

“Tumore al seno, sintomi, prevenzione, cause, diagnosi.” AIRC